Briciole di coscienza

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    Figlia di demoni che trasgredirono le regole del cielo.

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    "La domanda è: perchè proprio io?"



    Seduta su una delle panchine, iniziai a smontare le fasciature sulle nocche e i polsi: le bende erano scure, in contrasto con la pelle bianca e le squame verdi, ma indubbiamente rovinate. Presto avrei dovuto cambiarle: non che alla fine fosse un problema combattere contro il sacco senza protezioni, ma averle mi piaceva di più.
    Mi piaceva il rituale che anticipava il tutto.
    Mi piacevano i secondi che impiegavo a bendare la pelle e far passare la fascia tra le dita.
    Motivo per cui, continuavo a usarle, anche se, come detto prima, non mi servivano.

    "Eri molto simile a lei, ai tempi: probabilmente sei la più adatta a parlarle. Corrono voci strane sul suo conto: meglio stroncarle sul nascere, non credi?"



    Strinsi la mano e poi la rilassai: segni rossi dati dalle bende serpeggiavano sulla pelle, mentre alcuni lividi si stavano già formando in corrispondeva delle nocche, senza intaccare però quelle del mignolo e dell'anulare.
    Ottimo: avevo lavorato bene.
    Ficcai tutto nella sacca, guardando l'ora, ripensando al fatto che avevo lasciato un messaggio a Queen quella stessa mattina, molto semplice e conciso, considerando che non era un incontro ufficiale, ma piuttosto qualcosa di più informale.
    Qualcosa che, in parte, stavo facendo controvoglia.

    "E non c'è nessun'altro che può farlo? Non credo di essere la persona adatta a questo compito."



    Sbuffai, bevendo un sorso d'acqua, guardando la stanza praticamente deserta: avevo scelto quel posto perchè mi sembrava il più tranquillo a quell'ora della sera, e il più adatto a parlare senza sentirsi troppo a disagio. Cioè, a me dava quella sensazione.
    Speravo fosse così anche per Queen Spades.

    "Tu provaci, almeno."



    Non la conoscevo: mi era stato riferito che aveva combattuto all'esterno, durante l'attacco degli Zevran. Forse l'avevo anche incrociata, ma i ricordi di quella battaglia erano piuttosto scombussolati: la mia attenzione, più che per chi mi stava attorno, era per i nemici che cercavo di abbattere.
    Uno. Due. Tre....
    Inizialmente sotto i miei pugni, poi con le armi di fortuna e, alla fine, con Azrael: eppure,niente mi era parso abbastanza, quando all'arrivo dell'alba avevamo contato i nostri morti e quelli dei nemici che eravamo riusciti a eliminare.
    Sbuffai, passandomi una mano tra i capelli ora sciolti e liberi dalla solita coda: più ci pensavo, più sentivo una fiamma divampare dentro di me, calda contro il freddo mortale della corazza.
    Forse era la stessa scintilla che Jem tentava di tenere sotto controllo.
    Rimasi seduta, allungando la gamba destra con una lieve smorfia: nascondevo sempre la cicatrice che mi aveva portato ad essere zoppa, e anche quel giorno non facevo eccezione. Pantaloni della tuta aderenti e canotta comoda: il sudore si stava già asciugando, eppure non mi dava fastidio mostrarmi così.
    Non sapevo perchè ma, da quel poco che avevo capito, Queen non doveva essere un tipo troppo schizzinoso a riguardo.
     
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