Drink's up

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    Figlia di demoni che trasgredirono le regole del cielo.

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    Tolta la gente che ballava a ritmo, respirando all'unisono come una sola creatura sfuggente sotto le luci artificiali, l'interno del Powerslave era praticamente "vuoto": i divanetti solitamente presi d'assalto erano quasi deserti, il caos che si registrava al bar era ora un pigro viavai delle solite due o tre persone. Con la Gabbia a un solo passo, era facile pensare dove fossero i clienti: di tanto in tanto, qualcuno faceva capolino per rifornirsi, ma nessuno si fermava abbastanza per dare l'impressione che il locale fosse pieno.
    Meglio così, per Isotta: aveva tutto il tempo e la calma che le serviva per rimettere in sesto sua sorella.

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    -'Sotta...- mugugnò la ragazza.-Vuoi farmi invecchiare qui?-

    -Ce la fai a non muoverti per due secondi?- borbottò l'altra, alzando lo sguardo per un secondo, la sottile pila luminosa stretta tra le labbra.

    Chione incrociò le iridi azzurre di Isotta, facendole la linguaccia dopo un secondo, guadagnandosi un nuovo sbuffo infastidito in risposta: erano sedute su uno dei divanetti più lontani dal bar, il tavolino ingombro di fasce, cerotti e kit di sutura. Il barista non aveva detto nulla in merito, limitandosi ad offrire un bel drink a entrambe, prima di tornare a sistemare il bancone: aveva un fatto poi un bel "cin" in lontananza, in loro onore.
    Isotta non aveva ancora bevuto il suo, troppo presa dal sistemare le ferite di Chione che, come una ragazzina, stava seduta con le gambe incrociate, lo sguardo che vagava nei dintorni, il respiro calmo: nonostante l'atteggiamento brusco, sua sorella era sorprendentemente delicata con lei.
    Aveva mani d'oro e, immaginava, che in un'altra vita sarebbe stata un ottimo chirurgo: la scrutò con la coda dell'occhio, sotto le ciglia scure e le ciocche bianche dei capelli. Il volto era lievemente corrucciato, le sopracciglia "stropicciate", la cicatrice messa in evidenza, le labbra che lasciavano scoperti i denti intenti a non lasciar andare l'unica fonte di vera luce all'interno del locale: il tatuaggio sulla guancia destra risaltava grazie alle luminarie frizzanti montate nel bar, facendolo passare dal bianco, al viola acceso, sino al verde evidenziatore.

    -La pianti di fissarmi?- biascicò Isotta.

    -Non fai troppe domande, per una che mi sta ricucendo il braccio?-

    Ci fu un attimo di silenzio, poi un nuovo sbuffo da parte della sorella maggiore: eppure, Chione poté giurare di vedere un sorriso comparire sulle sue labbra, scomparendo dopo appena un attimo. La ragazza non si sorprese del fatto: sua sorella non sorrideva praticamente mai e, per quanto ci provasse, lei non era mai riuscita a farla a ridere a dovere nemmeno una volta. Nonostante le separassero pochi anni, la loro infanzia, la loro storia, non poteva essere più diversa: eppure, nonostante tutto, erano unite come poche sorelle al mondo.
    Era un controsenso bello e buono.
    Lo schiocco dei guanti la riportò alla realtà: Isotta si stava levando quella roba in lattice scuro, facendo cenno alla ferita suturata e fasciata a dovere, incrociando lo sguardo della sorella e facendole un lievissimo cenno d'assenso, prima di dedicarsi a se stessa.
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    -Hai intenzione di levarti i pantaloni in mezzo al bar?- le guance della ragazza si fecero color porpora.-Sei troppo scostumata, 'Sotta.-

    La donna ruotò gli occhi, rendendo lampante che nessuno le stava considerando: erano in un punto semi nascosto, il barista era occupato a servire un gruppo di gente mezza sbronza e nessuno entrava nel locale, se non per fiondarsi nella Gabbia a osservare lo spettacolo. Isotta non aveva alcuna voglia di nascondersi o andare in bagno: si slacciò i pesanti anfibi con una smorfia e si sfilò i pantaloni, con attenzione, visto che il sangue aveva appiccicato il tessuto alla pelle, restando infine con i corti calzoncini elasticizzati che portava sopra agli slip.
    Chione prese la pila sottile abbandonata sul tavolo e la puntò verso le ferite alle gambe della sorella: quest'ultima si stava già levando il grosso del sangue, disinfettando anche il divanetto a titolo gratuito.

    -Dovresti avere più riguardo per te stessa, sorella.- disse, con un sorriso amaro.-Sei praticamente un colabrodo.-

    Isotta inarcò un sopracciglio, ignorando il commento della sorella: effettivamente, contava più cicatrici che pelle, ma non era mai stato un problema per lei, visto il ruolo che ricopriva e quello che aveva passato nella sua vita. C'erano scorci di battaglie nei vicoli e scazzottate nei bar: c'erano tracce di uno stupro e allenamenti duri. C'era una storia, sulla sua pelle, la sua storia: ma forse Chione aveva ragione.
    Doveva avere più riguardo di sè.
    Anche se non immaginava minimamente cosa significasse.
     
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    Il primo incontro aveva visto sfidare i due ragazzi contro il duo Madame, due sorelle agguerrite ma che avevano incuriosito il giovane Seed.
    Dopo essere passato dal bagno, non troppo pulito, per rinfrescarsi ma soprattutto per constatare se ci fossero ferite gravi da cucire, Noctis si diresse verso il bar.
    Decise di prendere il suo drink preferito. Il colore era giallo fluo, sapeva di lime e aveva un retrogusto fresco che ricordava il melone.

    Si girò dando le spalle ai barman e con i gomiti appoggiati al bancone si guardò intorno svogliatamente. Si godeva il drink ma notò due figure mentre si andavano ad appartare in un angolo remoto.
    I capelli chiari, una figura più alta e una più bassa. Potevano… essere loro?
    Il ragazzo si staccò dal bancone e si avvicinò di qualche metro, aguzzò la vista e scorse le due avversarie.
    Era rimasto colpito da loro, voleva in qualche modo scusarsi per i danni arrecati o forse gli era balenato ben altro in testa.
    Decise di finire il suo drink e dirigersi nuovamente verso il bar, ordinò due cocktail diversi. Uno era più dolce e fruttato, l’altro più amaro e deciso. Pagò quei pochi guil e lentamente si avviò verso l’angolo scuro del bar.

    Non sapeva come rompere il ghiaccio e mentre si avvicinava temeva quasi di essere preso a pugni da Isotta.
    Ormai era a pochi passi, l’avrebbero notato facilmente ma comunque decise di annunciarsi brevemente per non farle spaventare.

    -Ahem, avete sete?-

    Le guardò e si accorse che Isotta era mezza nuda, si stava ricucendo le ferite. Ne notò molte altre, guardò ogni singolo centimetro di pelle ma poi girò la faccia di lato.
    Un po’ arrossito per l’imbarazzo, forse aveva tenuto lo sguardo per troppo tempo sulla sorella maggiore.
    Aveva delle belle gambe, toniche, la pelle vellutata nonostante le varie cicatrici. Sì, si era soffermato troppo e forse avrebbe pagato questa svista.
     
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    -Ahem, avete sete?-

    -PUFFARBACCO!-

    La torcia che teneva tra le mani schizzò verso l'alto, facendo un paio di giravolte niente male prima di atterrare tra i palmi tremanti di Chione: la ragazza puntò prontamente l'oggetto verso il viso del ragazzo, cercando di mostrare il suo lato feroce nel tentativo di proteggere la sorella, che aveva lasciato perdere la ferita e si era spostata in modo da balzare prontamente dal divanetto in caso di necessità.
    Per un attimo nessuno si mosse, poi Chione trasse un lungo sospiro di sollievo, posando una mano sul petto per provare a calmare il battito: alzò lo sguardo limpido in direzione di Dante, ora non più un nemico sconosciuto sul suo radar, ma piuttosto una figura inaspettata.

    -Mi hai spaventata a morte, uff! Scusami, non mi aspettavo di trovare...ehm, te?- si voltò verso Isotta.-Ma tu l'avevi notato?-

    Isotta fece un cenno d'assenso, puntando lo sguardo gelido verso il ragazzo che teneva in mano i due bicchieri, forse con qualche goccia in meno visto l'urlo
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    di sua sorella: non le era sfuggita l'occhiata diretta alle cosce nude, né il rossore appena visibile a causa del buio, ma dubitava che sarebbe mai andato oltre, visto il leggero timore che sembrava accompagnarlo.
    E no, non si sbagliava: il sentore di paura non le sfuggiva mai.

    -Ma se l'avevi notato, perchè non me l'hai detto?-
    -Era un test, che tu hai prontamente fallito.-
    -Ero concentrata, ti stavo tenendo una torcia puntata sulla coscia, non potevo distrarmi!-
    -Ma un nemico ti avrebbe facilmente colta di sorpresa.-
    -Non è verooooooo!- sbuffò, con tono infantile.-'Sottaaaaaaa...-

    La donna sbuffò, alzando gli occhi al cielo, esasperata, notando solo in quel momento che Dante era ancora lì ad assistere alla sceneggiata: solitamente non mostravano mai quei tratti dinanzi a estranei, anche perchè sarebbero parsi sull'orlo del tragico e dell'assurdo. Rendendosi conto, infatti, di essere oramai alla stregua di una coppia di pazze, Isotta premette la fronte contro quella della sorella per una attimo, prima di tornare a concentrarsi sulla ferita.

    -Luce.- gracchiò.-E non dargli troppa confidenza.-

    Chione battì le mani tutta felice, puntando nuovamente la torcia in direzione della ferita: fece cenno al ragazzo di avvicinarsi, indicando con la mano libera la sedia a poca distanza da lei. Il tavolino, seppur con qualche Kit Medico di troppo, era comunque sgombro, dunque il ragazzo avrebbe potuto tranquillamente lasciare i drink lì e andarsene, oppure posarli e fare come Chione gli aveva maldestramente accennato, ovvero sedersi con loro.
    Con la luce sempre puntata sulla sorella, Chione lanciò uno sguardo a Dante: gli fece un bel sorriso, come se lo conoscesse da una vita, mettendo poi una mano sulle labbra e cercando di nascondere quel che stava per dire alla sorella ancora intenta a ricucirsi, mezza nuda, del tutto a suo agio.

    -Tranquillo, ti sta studiando, ma evita movimenti bruschi.- disse, con tranquillità.-Quelli sono per noi? Non dovevi!-

    Fece cenno ai cocktail, pronta a prenderne uno per assaggiarlo: quando le dita si chiusero sul bicchiere, ne accarezzarono la superficie, mentre lo sguardo ne studiava il colore, quasi fosse del tutto estraneo o alieno agli occhi della ragazza. Si mordicchiò il labbro, il sorriso sparito: osservò Dante con un certo dispiacere, scoccando un'occhiata a Isotta, per poi tornare a rivolgersi al ragazzo dai capelli scuri: quando parlò, sembrava quasi dispiaciuta e turbata, le parole le uscirono estranee come se non fosse abituata a pronunciarle.
    Era tremendamente seria, in pieno contrasto con l'atteggiamento infantile rivelato poco prima.

    -So che è strano, ma...dovresti assaggiarli entrambi.-disse, guardandolo dritto negli occhi.-Per sicurezza. Non dubito del tuo buon gesto ma, ecco...Uhm...-
     
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    -Ma se l'avevi notato, perchè non me l'hai detto?-
    -Era un test, che tu hai prontamente fallito.-
    -Ero concentrata, ti stavo tenendo una torcia puntata sulla coscia, non potevo distrarmi!-
    -Ma un nemico ti avrebbe facilmente colta di sorpresa.-
    -Non è verooooooo!- sbuffò, con tono infantile.-'Sottaaaaaaa...-



    Noctis si era messo a ridere per questa scenetta, non seppe trattenersi. Erano la cosa più naturale lì dentro, non sembravano neanche due guerriere pronte al combattimento. La loro totale naturalità le faceva essere fuori luogo, due sorelle che bisticciano e si prendono in giro come se fossero tranquillamente a casa.
    Forse Noctis si sbagliava, forse era veramente casa loro o la consideravano tale.
    Le cicatrici di entrambe potevano anche assecondare questa particolare teoria ma non volle indagare in quel momento.
    I suoi pensieri finirono quando Chione, tutta seria, lo guardò negli occhi dicendogli di provare i drink appena portati.
    In effetti aveva ragione, come fidarsi di uno sconosciuto che ti offre delle caramelle soprattutto dopo lo scontro precedente.
    Poggiò il suo al tavolo, prese quindi quello più amaro e ne bevve un sorso per poi fare lo stesso con quello dolce.
    Non successe niente.
    Fece spallucce e riprese il suo, decise però di tirare loro uno scherzo, prima di sedersi.
    Dal nulla cominciò a muoversi lentamente -Cos…- non finì la frase e cominciò a tremare sempre di più, sempre di più fino a quasi rovesciare il drink che teneva saldamente nella mano. Gli occhi cercava di portarli indietro per far vedere tutto il bianco della sclera.
    La cosa avvenne in pochi secondi, si fermò di colpo e cominciò a ridere a crepapelle piegandosi perfino sulle ginocchia.
    -Doveva…. Ahahahha, dove…- riprese lentamente fiato mentre smetteva di ridere.
    -Ok…. Fuuuuuuuuuuuuuuuuu…. Dovevi vedere la tua faccia…. Fuuuuuuuuu- respirava a fatica ma decise di bere un sorso ma questo causò, in parte, il riversarsi del drink nelle vie aeree. Tossì nella piega del gomito mentre cercava di riprendersi del tutto.

    -Sono vivo…. Scusa ma dovevo farlo… A proposito sono Dante, piacere! Posso sedermi qui? – indicando il posto accanto alla giovane mentre le sorrideva.
     
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    Uno che faceva così, doveva essere matto per forza.
    Forse sarebbe stato quello il pensiero di Chione, dopo la sceneggiata del ragazzo: al momento, tuttavia, era tutta presa dall'osservare la sua reazione mentre sorseggiava i drink, con movimenti lenti, o forse era quello che la tensione le lasciava credere.
    Non che avessero mai cercato di avvelenarla, ma a suo nonno era successo una volta, e da allora aveva iniziato a prendere qualche precauzione in più: certo, beveva ancora nei bar, ma stava particolarmente attenta ai movimenti degli uomini e delle donne che preparavano i suoi cocktail e quelli di sua sorella. Forse era una precauzione troppo blanda, ma era quella che si adattava a lei: Isotta, invece, era ancora peggio.
    Motivo per cui non uscivano spesso, soprattutto in posti nuovi.
    In ogni caso, quando Dante prese a tremare una volta ripresa la sua bevanda in mano, Chione saltò sulla sedia, immobile e in movimento al tempo stesso: lasciò sfrecciare lo sguardo nei dintorni, nel tentativo di scorgere qualcuno che se la dava a gambe o che li osservava in maniera troppo insistente, assistendo al fallimento dell'operazione. La preoccupazione per Dante slittò in secondo piano, eppure una parte di lei prese a cercare rapidamente una soluzione: si fermò nell'esatto istante in cui l'uomo prese a ridere, tossendo quando la bevanda gli andò di traverso.

    La tensione sfumò in un attimo e Chione gli regalò un'occhiataccia niente male: in tutto questo, Isotta non si era spostata di un millimetro, tirandosi su per rimettersi i pantaloni mentre Dante rideva a crepapelle e si presentava.
    Ci fu un lungo silenzio, dopo le sue ultime parole.
    Poi Isotta allungò una mano e prese la mini lampadina ancora tra le dita di Chione e la lanciò verso la testa di Dante: non era stata impressa troppa forza, ma comunque avrebbe cozzato contro la fronte con un bel "tunck" di rimprovero.

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    -Ma sei scemo?!- fu la sorella minore a parlare.-'Sotta, dovevi tirargliela più forte!-

    Isotta fece spallucce, sedendosi per infilarsi gli stivali e allacciarli: lanciò uno sguardo al ragazzo, sospirando lievemente, prima di rimettersi composta e agguantare uno dei due drink -quello più amaro- lasciato sul tavolo.
    Corrugò la fronte, ispezionandolo nuovamente: sembrava che lo stesse facendo a fettine con quegli occhi color ghiaccio.

    -O sei uno sconsiderato, oppure hai una strana voglia di morire su questo tavolo.- sbuffò, sorseggiando il drink.

    Lo passò immediatamente a Chione, facendo una smorfia.
    Lo stesso fece la sorella, spostando quello più dolce e tornando a sedersi, senza smettere di guardare malissimo Dante: quando Isotta finì di parlare, non nascose la sua sorpresa e, sempre con il palmo della mano appiccicato alla bocca e sporgendosi lievemente sul tavolino, si rivolse al ragazzo.

    -Mi sa che le stai simpatico, anche se la bravata non ti ha fatto guadagnare punti!-
    -Lo sai che sono vicino a te?-
    -Pensavo non mi sentissi!- borbottò.-Siediti prima che cambi idea!-

    Poi Chione tornò a ridere, sotto lo sguardo accigliato di Isotta: sembrava rilassata e a suo agio solo quando sua sorella ce l'aveva a morte con le e la guardava storto. Ben presto, infatti, lo scherzo non fu altro che un frammento di vetro dimenticato sotto al tavolo del bar: le due ragazze, seppur ancora attente al movimento del nuovo arrivato, sembravano lievemente più rilassate.
    Beh, almeno lo era Chione.

    -Dante? Lo sappiamo.- si corrucciò, bevendo una nuova sorsata del liquido dolce e spostandosi una ciocca dietro all'orecchio.-Sai, no, abbiamo combattuto prima. Tipo dieci minuti fa?-

    -Come non detto...- Chione sembrava sconsolata.-Okay, traduco io: "Io sono Isotta, e lei è la mia favolosa e perfetta sorella Chione! La Gabbia è tremenda, ma..."- il tutto pronunciato imitando il tono brusco di Isotta.
    -Io non parlo così.-
    -Credimi, lo fai.- si voltò nuovamente verso il ragazzo, sfoggiando un bel sorriso.-Allora, di che ti occupi nella vita? Oltre che a spaventare gente pericolosa con strane sceneggiate, dico.-
     
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